L’attore e regista francese Robert Hossein, famoso per aver recitato nella saga cinematografica dei cinque film di “Angelica”, interpretando il ruolo del conte Joffrey de Peyrac, tenebroso seduttore dell’attrice Michèle Mercier nei panni della “marchesa degli angeli”, è morto giovedì 31 dicembre all’età di 93 anni. L’annuncio della scomparsa, avvenuta in una clinica di Essey-lès-Nancy, nella regione francese del Grand Est, “in seguito ad una crisi respiratoria”, il giorno dopo il suo compleanno, è stato dato dalla moglie, l’attrice Candice Patou. Secondo la stampa francese Hossein è deceduto per le complicazioni del Covid.
Era nato a Parigi il 30 dicembre 1927 come Robert Hosseinhoff, figlio di André Hossein, compositore di origine iraniana, e Anna Minkovskaja, attrice russa proveniente da una famiglia ebraica.
Dopo anni di gavetta in ambito teatrale, Hossein si afferma come attore cinematografico agli inizi degli anni ’50 per la sua postura atletica e l’affascinante volto dai tratti marcati. Sul grande schermo riscuote successo, in particolare, in ruoli di gaglioffo o avventuriero: è il selvaggio Rémy in “Rififi” (1955) di Jules Dassin e l’intellettuale sull’orlo del suicidio salvato dall’amore in “Il riposo del guerriero” (1961) di Roger Vadim, accanto a Brigitte Bardot. Ha recitato anche con Sophia Loren in “Madame Sans-Gêne” (1961) di Christian-Jaque. Tra i suoi film “I peccatori guardano il cielo” (1956), “Un colpo da due miliardi” (1957) di Vadim (1957), “La sentenza” (1959), “Rififi fra le donne” di Alex Joffé (1959). La popolarità arriva per Hossein quando viene scelto per lo sfregiato marito della protagonista in “Angelica” (1964) di Bernard Borderie e nei sequel della serie fino al 1968: “Angelica alla corte del re”, “La meravigliosa Angelica”, “L’indomabile Angelica” e “Angelica e il gran sultano”.
Vadim ha diretto Hossein anche in “Il vizio e la virtù” (1963), “Un corpo da possedere” (1972) e “Una donna come me” (1973), dove recita il ruolo dell’ironico seduttore della Bardot. Il regista Claude Lelouch lo ha diretto in “Bolero” (1981), “Un uomo una donna oggi” (1986) e “I miserabili” (1995). Tra i suoi film anche i polizieschi “Gli scassinatori” (1970) di Henri Verneuil e “Joss il professionista” (1981) di Georges Lautner.
Nel corso della sua carriera lunga 70 anni, con oltre 115 titoli all’attivo, Hossein ha lavorato anche nel cinema italiano: “Nell’anno del Signore” (1969) di Luigi Magni ha vestito i panni del rivoluzionario Leonida Montanari; ed è apparso in “Madamigella di Maupin” di Mauro Bolognini (1966), “La battaglia di El Alamein” di Giorgio Ferroni (1969), “Tempo di violenza” di Sergio Gobbi (1970), “Gialloparma” di Alberto Bevilacqua (1999).
Hossein è stato anche regista di una ventina di film, in particolare di storie drammatiche e cupe, dallo sfondo giallo, in cui accentua i toni violenti, come in “Gli assassini vanno all’inferno” (1955), “Nella notte cade il velo” (1959), e “La belva di Düsseldorf” (1965), dichiarato omaggio al regista Fritz Lang. In un’occasione Hossein ha tentato anche il genere western con il film “Cimitero senza croci” (1968) e ha proposto anche la lettura modernizzata di “I miserabili” (1982), dal celebre romanzo di Victor Hugo. Molto presente sul palcoscenico, dal 2000 al 2008 è stato direttore artistico del Théâtre Marigny a Parigi.
Robert Hossein si è sposato tre volte: la prima nel 1955 con l’attrice Marina Vlady da cui ha avuto due figli, Igor e Pierre, e da cui ha divorziato nel 1959; nel 1962 con la sceneggiatrice Caroline Eliacheff, da cui è nato Nicolas, e da cui ha divorzato nel 1964; nel 1976 con la’ttrice Candice Patou da cui ha avuto l’ultimo figlio, Julien.
Numerose le reazioni alla scomparsa. Il critico cinematografico francese Gilles Jacob, presidente del Festival di Cannes dal 2001 al 2014, su Twitter ha scritto: “E’ stato attore, autore, regista, era il principe del teatro popolare, i suoi successi non si contano, aveva un sorriso affascinante, uno sguardo di velluto, una bella voce: tutti pregi per un uomo che aveva il fascino di Robert Hossein”. Il regista Claude Lelouch si è detto “disperato” alla notizia della morte del suo amico Robert Hossein: “Ha girato nel mio ultimo film un mese fa”. “Addio Robert, riposa in pace”, ha scritto su Facebook l’attore Jean-Paul Belmondo.
L’attrice Brigitte Bardot su Twitter ha reso omaggio al suo “meraviglioso guerriero”: “Con Robert Hossein, questo magnifico attore, è un’intera generazione di talento ed eleganza che è andata per sempre. Aveva un fascino slavo, un attore e un regista di talento che ha lascato un segno nel teatro e nel cinema”. Un omaggio è arrivato anche dalla ministra della Cultura francese Roselyne Bachelot: “Incredibile attore e regista ha abitato e costruito l’immaginario di generazioni di amanti del teatro e del cinema”.