Il filosofo Vittorio Mathieu, uno dei massimi pensatori contemporanei italiani, che agli interessi storici ha affiancato ricerche originali soprattutto sul problema della conoscenza, a quanto apprende l’Adnkronos è morto all’età di 96 anni all’ospedale di Chivasso, in provincia di Torino. Autore di oltre 400 pubblicazioni sui temi della filosofia morale, della filosofia della scienza e dell’estetica, Mathieu si definiva “un plotiniano a tempo pieno che adora giocare a bridge”.
Nato a Varazze (Savona) il 12 dicembre 1923, fu allievo del filosofo Augusto Guzzo all’Università di Torino. Dopo la laurea, Mathieu ha intrapreso la carriera accademica, iniziando nel 1956 come libero docente di filosofia teoretica nell’Università di Trieste; divenne poi (1961) professore di storia della filosofia prima a Trieste e poi (1967) all’Università di Torino, dove dal 1973 ha ricoperto la cattedra di filosofia morale. Dal 1987 era socio nazionale dell’Accademia dei Lincei e dell’Accademia delle Scienze di Torino. Dal 1976 al 1980 è stato membro e poi vicepresidente del Consiglio esecutivo dell’Unesco a Parigi. Dal 1994 al 1997 è stato il rappresentante italiano nella Commissione consultiva del Consiglio Europeo contro il razzismo e la xenofobia, istituita al vertice di Corfù dell’Unione Europea. È stato membro del Comitato Nazionale di Bioetica e del Comitato Premi della Fondazione Balzan ed ha presieduto la Fondazione Ideazione.
Tra gli intellettuali fondatori di Forza Italia con il sociologo e politologo Giuliano Urbani, nel 1996 con i filosofi Lucio Colletti e Marcello Pera e lo storico Piero Melograni, Mathieu fu uno dei “professori” che Silvio Berlusconi presentò alle elezioni: si candidò al Senato nel collegio di Settimo Torinese ma non venne eletto. Il suo nome tornò in ballo nel 2005 come possibile presidente della Rai, all’epoca in cui era presidente del Collegio di giurisdizione interna di Forza Italia, carica che mantenne anche con la nascita del Popolo delle Libertà.
Mathieu tradotto opere di Henri Bergson e a lui ha dedicato una monografia (“Bergson, il profondo e la sua espressione”, 1954) in cui indaga le altre forme della conoscenza e della espressività su cui verteva la riflessione bergsoniana. Importanti i suoi studi sulla tarda filosofia di Kant, in particolare sul problema del ‘vivente’ non inteso come mero meccanismo; allo studio “La filosofia trascendentale e l’Opus postumum di Kant” (1958) si è aggiunta la traduzione dell'”Opus” (1963). Ha curato traduzioni di opere di Leibniz precedute dallo studio su “Leibniz e Des Bosses” (1960).
Di rilievo i lavori dedicati al problema della conoscenza e dell’oggettività scientifica (“L’oggettività nella scienza e nella filosofia moderna e contemporanea”, 1960; “Il problema dell’esperienza”, 1963) sino a “L’uomo animale ermeneutico” (2001), saggi in cui l’uomo è visto come “scienziato della natura” ed “ermeneuta della cultura”, attivo con la sua opera interpretativa in ogni campo del reale.
Alle esigenze didattiche ha offerto la “Storia della filosofia e del pensiero scientifico” (prima edizione del 1966, con aggiornamento 1981-83 giunta alla nona edizione), le “Questioni di storiografia filosofica” (1974), “La filosofia del Novecento” (due volumi, 1971, 1978). Mathieu ha coltivato inoltre interessi di estetica, di filosofia morale, etico-politici relativi alle “ombre” della società occidentale (“La speranza nella rivoluzione”, 1972; “Cancro in Occidente”, 1983; “Filosofia del denaro”, 1985; “Privacy e dignità dell’uomo”, 2004).
Tra i suoi saggi di filosofia morale “Perché punire?” (1978), in cui Mathieu riporta la pena, in chiave kantiana, alla stretta responsabilizzazione dell’individuo. Tra gli altri libri: “Perché leggere Plotino” (1992), “Per una cultura dell’essere” (1998), “L’uomo animale ermeneutico” (2000), “Le radici classiche dell’Europa” (2002), “Goethe e il suo diavolo custode” (2002); “Privacy e dignità dell’uomo: una teoria della persona” (2004), “Perché punire. Il collasso della giustizia penale” (2008). I suo libri più recenti sono: “Introduzione a Leibniz” (Laterza, 2008) e “In tre giorni” (Mursia, 2010).
Il suo ultimo imponente lavoro è “Trattato di ontologia” (Mimesis, 2019), in cui Mathieu studia l’azione dell’essere a partire dal basso: dal nostro modo di operare di enti su enti. Svolge dunque una “ontologia differenziale”, mediante l’individuazione dei diversi livelli di “impossibilità trascendentale”, attraverso cui è necessario passare per pensare. Constatando l’impossibilità di pensare l’oggetto restando al livello di partenza, si evidenzia la necessità di un passaggio a una molteplicità di modi d’essere qualitativamente differenti (spazio, movimento, tempo, memoria etc.), in un percorso ontologico dall’oggettivo al meno oggettivo, mediante metafore linguistiche, che traspongono i significati da un livello all’altro. Dall’ontologia differenziale si passa poi all’ontologia integrale, che ne è l’inverso complementare. L’ontologia integrale dà conto dello spessore ontologico della realtà, nella quale i differenti livelli sono integrati. Ciò avviene mediante un’analisi dell’idea di “valore assoluto”, attraverso l’esame dei “trascendentali”: bello, vero e bene.
Per oltre trent’anni Mathieu è stato un collaboratore assiduo de “Il Giornale”.