“Il telefono sonò che era appena appena arrinisciuto a pigliari sonno, o almeno accussì gli parse. ‘Riccardino sono’, disse una voce squillante e festevole, per dargli appuntamento al bar Aurora. Ma Montalbano non conosceva nessuno con quel nome… Un’ora dopo, la telefonata di Catarella: avevano sparato a un uomo, Fazio lo stava cercando. Inutilmente il commissario cercò di affidare l’indagine a Mimì Augello, perché gli anni principiavano a pesargli; aveva perso il piacere indescrivibile della caccia solitaria, insomma da qualichi tempo gli fagliava la gana, si era stuffato di aviri a chiffari coi cretini. Si precipitò sul posto, e scoprì che il morto era proprio Riccardino”.
Questo, in sintesi, è l’incipit di “Riccardino”, l’ultimo, atteso romanzo con protagonista il commissario Salvo Montalbano, che Andrea Camilleri ha voluto uscisse postumo. E così alla vigilia del primo anniversario della scomparsa dello scrittore siciliano (17 luglio 2019), giovedì 16 luglio Sellerio pubblicherà l’episodio finale della saga del commissario di Vigata. Fin dal titolo, il romanzo postumo è diverso da quelli essenziali ed evocativi e pieni di significato ai quali Camilleri aveva abituato i suoi lettori, in cui risuonano echi letterari. “Riccardino” segna quasi una cesura, una fine, ed era giusto, per l’autore, marcare la differenza sin dal titolo.