(Adnkronos) – Offrire protezione a pazienti anziani e con patologie croniche, come il diabete, contro lo pneumococco e l’Herpes Zoster, due patologie altamente impattanti per questa tipologia di pazienti. E’ questo l’obiettivo della campagna di vaccinazione lanciata con successo dall’Asl città di Torino, che nasce da quanto di positivo è stato realizzato durante la campagna vaccinale contro Covid-19. Rivolta ai pazienti con più di 65 anni, l’iniziativa andrà avanti fino al prossimo 18 novembre. 

“Questa campagna vaccinale è nata sulla scia di dell’ottima campagna vaccinale che abbiamo condotto per Covid-19: siamo primi in Italia per la somministrazione di quarta dose”, spiega Carlo Picco, direttore generale dell’Asl città di Torino. “Individuando la possibilità di utilizzare in nostri hub vaccinali in un momento in cui la richiesta di vaccinazione Covid era meno pressante, però in previsione di un ripresa della campagna vaccinale Covid – sottolinea – abbiamo ritenuto che fosse fortemente ed economicamente sostenibile il fatto di utilizzare questi nostri hub vaccinali, in particolare quello dell’Ospedale Giovanni Bosco, per poter vaccinare anche popolazioni che non siano interessate dal Covid. In particolare, abbiamo voluto dedicare questa campagna al vaccino anti-Herpes Zoster e all’anti-pneumococco, vaccinazioni sulle quali eravamo rimasti un po’ indietro”. 

Lo pneumococco è un batterio molto diffuso – in particolare tra i bambini sotto l’anno di età, negli adulti con più di 65 anni e in chi è affetto da specifiche patologie – ed è responsabile di infezioni che possono essere anche gravi. L’Herpes Zoster (anche noto come fuoco di Sant’Antonio), invece, è dovuto a una riattivazione del virus Varicella Zoster. Il patogeno resta silente nel sistema nervoso e può manifestarsi in qualunque momento nel corso della vita, in particolare nei momenti in cui il sistema immunitario è più debole (negli anziani o in persone affette da determinate patologie). Causa un’eruzione cutanea dolorosa, vescicole sul corpo accompagnate da bruciore e prurito. Una delle sue complicanze più comuni e debilitanti è la nevralgia post-erpetica. Per entrambe le patologie è possibile ricorrere alla vaccinazione: il vaccino anti-pneumococco protegge da infezioni quali polmoniti e meningiti, mentre contro il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio esiste un vaccino ricombinante adiuvato in grado di ridurre il rischio di sviluppare Herpes Zoster e di proteggere dalla nevralgia post-erpetica. 

La co-somministrazione dei due vaccini, come nell’esperienza della campagna lanciata dalla Asl Città di Torino, si è mostrata un vantaggio sia per l’organizzazione del servizio sia per i pazienti: “La co-somministrazione, laddove sia possibile – evidenzia Picco – agevola sicuramente la copertura vaccinale perché la possibilità di co-somministrare vaccinazioni ci consente di raggiungere più pazienti e di aumentare la copertura: per i pazienti è una comodità perché non devono ricorrere più volte al Servizio sanitario nazionale. Inoltre, interessa anche chi si reca per fare la vaccinazione anti-Covid e che ha la possibilità di fare altre vaccinazioni”. 

La risposta della popolazione è stata buona, a dimostrazione dell’efficacia dell’iniziativa. “E’ una modalità che ha trovato l’interesse e la partecipazione della cittadinanza coinvolta – rimarca il Dg dell’Asl di Torino – Chiaramente abbiamo utilizzato vari canali di informazione, abbiamo utilizzato le nostre reti di patologia per indirizzare e informare i pazienti verso questa opportunità e questo ha consentito di raggiungere soggetti con patologie croniche, in particolare diabetici, che sono stati consigliati dallo specialista e avviati alla campagna vaccinale”. 

Un esempio concreto di come fare tesoro di quanto appreso durante il Covid, che può essere replicato anche in altri contesti territoriali: “Così come è stato per il Covid – osserva Picco – concentrare delle risorse vaccinali in hub dove ci sono tutte le filiere dell’intervento può sicuramente agevolare a fare grandi numeri, che sono poi quelli che interessano per la copertura. Quindi credo che, in questo momento in cui la campagna vaccinale Covid è altalenante, potrebbe essere sicuramente esportabile questa esperienza che è nata da una nostra idea e dall’impegno dei professionisti che lavorano nei nostri hub, ma che è facilmente esportabile”. 

E alla base di tutto ci sono l’organizzazione e il coordinamento che nel sistema piemontese sono garantiti dalla neo nata ‘Azienda Zero’. “Il modello regionale piemontese – chiarisce Picco – ha introdotto da poco l’Azienda sanitaria Zero, che è un’azienda di coordinamento nata in questi ultimi mesi e di cui mi è stata affidata la responsabilità nella fase di avviamento delle attività. In questo contesto credo che potrà sicuramente svolgere un’azione di coordinamento e monitoraggio su tutte le aziende regionali, e anche nell’ambito della campagna vaccinale, che potrà sortire dei buoni risultati”.