di Veronica Marino”Io credo che la decisione dell’Academy non sia corretta. Non si può tarpare la creatività. E, per la stessa ragione, penso che non si debba dare troppo valore ai premi”. Non ha dubbi Massimiliano Bruno nel valutare la decisione dell’Academy Awards di inserire ‘l’inclusività’ tra i criteri di scelta dei film candidati agli Oscar. “In quest’ottica – spiega il regista intervistato dall’Adnkronos – Nanni Moretti con ‘Caro Diario’ non avrebbe vinto Cannes, e ‘Amour’ di Haneke che ha vinto la Palma d’Oro a Cannes e l’Oscar al miglior film straniero fra cinque anni potrebbe non essere candidato. Un po’ assurdo, no?”.
“All’Academy e ai premi in generale bisogna dare minor peso – scandisce – Io penso che se tu chiedessi ad un sessantenne quali sono i film che gli sono rimasti più impressi, ti direbbe che sono i film che lui ha apprezzato di più, e non si ricorderà di certo chi ha vinto l’Oscar nel 1974 o il David di Donatello. I premi sono una cosa molto spettacolarizzata per il pubblico appassionato di cinema ma non storicizza un film. Cosa che, invece, fa l’ampore che negli anni gli dà il pubblico. Ci sono film pluripremiati ai David di Donatello che sono caduti nel dimenticatoio – fa notare Bruno – e altri che non hanno preso nessuna candidatura e sono amatissimi”.
“Pasolini non ha mai vinto un David eppure ha fatto dei capolavori. Insomma, è un giochetto che rimane nel nostro settore e che negli Stati Uniti funziona perché hanno esportato il modello Oscar in giro per il mondo. C’è la Notte degli Oscar che è anche un modo per vedere le star, ma della Notte degli Oscar ti ricordi gli interventi divertenti di qualche attore, ma non ti importa molto del resto, senza parlare dei premi italiani che fanno ascolti talmente bassi in tv…”. In sostanza per Bruno “bisogna continuare a fare arte e chi se ne importa dei premi. Se un film colpisce il cuore, è un bene, se non lo colpisce, anche se vince un premio…”. Chiaro, no? “Se chiedi agli italiani chi ha vinto il David di Donatello ti rispondono Checco Zalone, perché non lo sanno”.
Bruno entra anche più in profondità sul criterio dell’inclusività indicato dall’Academy: “Io sono convinto che tra 100 anni la tematica del razzismo non sarà stata sconfitta ma sarà molto meno forte perché saremo tutti meticci nel mondo. E quindi la razza è un tema settoriale che riguarda solo i prossimi 5-600 anni della storia di questo pianeta. Probabilmente ci sarà una sorta di razzismo relativo alle religioni, am non quello sulla pelle. Detto questo – argomenta – questa idea dell’Academy (e forse in questo senso c’è un fondo di ragione) per l’ostarcismo fatto nei confronti delle donne nel mondo del lavoro”.
“Sicuramente nel nostro campo – dice il regista- sono state sottopagate e sottostimate. Ad esempio che nel nostro mercato cinematografico le star più pagate sono soprattuto gli uomini che portano all cinema. Intendo dire che il pubblico va a vedere soprattutto Ficarra e Picone, Siani, Checco Zalone. Va a vedere i film dei registi uomini, i comici maschi. E se escludiamo Paola Cortellesi, che è l’unica eccezione nel panorama italiano, le attrici sono sottopagate e io ne ho ben donde. So quanto sono pagati li attori e quanto le attrici e a volte la proporzione è di 100 a 1. Ma non è solo un discorso economico. Si scrive meno cinema pr le donne I personaggi sono soprattutto maschili, basta pensare che quest’anno Jasmine Trinca ha vinto il David di Donatello e il Nastro d’Argento come migliore attrice protagonista in un film dove appare per 10 minuti, dove non è la protagonista del film. O meglio, lo è perché è il principale personaggio femminile, ma credo se la sia cavata con pochi giorni di riprese”.
“Nonostante il razzismo, nonostante la questione israeliano-palestinese o la giusta ribellione dei neri americani – secondo Bruno – chi ci ha rimesso di più negli ultimi 2000 anni è sicuramente la donna. Se volgiamo guardarla come una contrapposizione, quella fra uomo e donna ha schiacciato la donna, in un ruolo attribuitole dalla religione, ruolo di angelo del focolare domestico, di mucca che fa i figli. la donna è stata vessata, umiliata e maltrattata per centinaia di anni. Ora c’è un momento in cui, dopo anni di battaglie, le donne stanno giustamente cominciando a far valere i loro diritti. E se la vedo sotto quest’ottica, la decisione dell’Academy posso capirla”.