“Non lasciamo morire lo spettacolo dal vivo. Sottraiamolo a morte quasi certa. Ma bisogna fare presto. I ‘monologhi’ riciclati e i camion che si spostano da una stradina all’altra con due attori a bordo devono essere l’emergenza, non la norma. Il teatro o si fa o non si fa. Annaspiamo tra i flutti, la nostra bombola d’ossigeno è quasi in riserva. Tra non molto ci mancherà l’aria e annegheremo tutti”. E’ l’appello lanciato al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e alle istituzioni da Geppy Gleijeses, presidente e responsabile artistico del Teatro Quirino- Vittorio Gassman di Roma, membro del direttivo dell’Associazione Teatri Privati Italiani e alla guida della Gitiesse –Artisti Riuniti.
“I soldi ci sono e il ministro Franceschini è stato bravissimo a portare a casa 570 milioni di euro da suddividere tra i vari comparti. Ma ad oggi sono arrivate solo briciole – prosegue – E i pochi soldi finora stanziati non sono andati a quelle realtà che possono far ripartire la macchina del teatro, ma a pioggia a compagnie e teatri non sovvenzionati e va bene, ma anche a bocciofile, sagre paesane, filodrammatiche… Noi abbiamo il compito di ridare lavoro. I grandi teatri privati, le imprese di produzione che partoriscono le grandi compagnie e il 70% della circuitazione nazionale. Noi dovremo riavviare il Sistema. Ma dateci la possibilità di farlo”.
“I nostri teatri sono stati chiusi e resteranno chiusi per mesi, fino a dicembre, per essere ottimisti – spiega ancora Gleijeses- 10 mesi. E accanto ai mancati introiti dei biglietti bisogna anche aggiungere la cancellazione delle tournée. Non si può pensare di far sopravvivere le imprese anticipando solo una percentuale di quello che sarebbe spettato loro con le sovvenzioni ordinarie del Mibact. E i 2 milioni di euro di fatturato ( valutazione media ) persi in 10 mesi da ogni impresa di produzione degna di tal nome ? Bastano 100 o 200mila euro di anticipazione? Senza poter, attraverso le recite, ammortizzare le somme investite negli allestimenti ? E dovendo mandare avanti l’attività, le spese ordinarie, e pagando gli affitti ?”, si domanda ancora il presidente e responsabile artistico del Teatro Quirino.
“No, non bastano. Per non parlare poi – ha proseguito Gleijeses – della cassa integrazione che non è ancora arrivata. Lo ripeto, impossibile sopravvivere e continuare a dare lavoro se non giungono i ‘ristori’ per ammortizzare le spese già anticipate, le recite perse e gran parte dell’attività, i mancati introiti dovuti alla chiusura forzata per la pandemia. Ma noi confidiamo nell’opera del ministro”.
E si domanda ancora Geppy Gleijeses: “Si può viaggiare in aereo e in treno, a settembre i ragazzi ritorneranno a scuola e sicuramente a dicembre verrà inaugurata, come ogni stagione, la Scala. Non capisco, con le dovute precauzioni, perché non si possano riaprire anche i teatri. Noi ci si salva solo con il tutto esaurito”.
“Il Teatro Quirino con la metà dei posti disponibili, circa 450, non può permettersi di rialzare il sipario – confessa -Come la gran parte dei grandi teatri privati, sovvenzionati in via ordinaria con 50mila euro, mediamente, e non bastano per pagare un mese di stipendi, o non sovvenzionati affatto. Non parliamo dei milioni di euro di cui godono i Teatri Nazionali e i Tric, i teatri stabili, che comunque hanno compiti diversi. Parliamo di chi il Sistema lo sostiene con piccole sovvenzioni, grandi difficoltà e grandissimi numeri”.
“E non dimentichiamo – ricorda- che il teatro italiano dà lavoro, compreso l’indotto, a circa un milione di persone, senza contare le loro famiglie. E che il teatro è un grande rito collettivo. La gente ha bisogno di rivedersi, di socializzare, si può morire anche di solitudine, di isolamento forzato. Ho visto a luglio persone in coda dinanzi al Quirino per acquistare un abbonamento. In 15 giorni ne abbiamo venduti più di 100 al giorno”.
Noi crediamo – conclude Gleijeses- che si dovrebbe ripensare il sistema con il tax credit per tutte le imprese dello spettacolo, e, con il Fondo Unico dello Spettacolo, ‘premiare’ i migliori progetti. Basta concedere fondi sulla base di assurdi algoritmi. Questa maledetta pandemia può diventare l’occasione per rifondare un sistema distorto. Troppe volte ci si è dimenticati di noi. Non siamo il superfluo, ma linfa vitale e culturale. Lo diceva Oscar Wilde, uno dei miei autori preferiti, ‘Toglietemi tutto, ma non il superfluo’.
Il Quirino è il primo teatro di Roma, nel segmento della Prosa, con i suoi 150 anni di storia, 6 mila abbonati, e un cartellone già pronto per la ripresa, che Geppy Glejeses si augura possa avvenire il 22 dicembre con il ‘Malato Immaginario’ di Molière interpretato da Emilio Solfrizzi (regia e adattamento di Guglielmo Ferro).